lunedì 30 marzo 2020

LA CLASSIFICAZIONE DEL MONDO (antropologia)

Ogni popolo ha una conoscenza più o meno complessa e ricca dell'ordine della natura.
Tutti hanno spiegazioni del perché certi animali siano diversi o strani dagli altri.
Gli antropologi che si sono dedicati allo studio di questo argomento nei contesti culturali più diversi definiscono la loro specializzazione con il termine "etnoscienza".
L'etnoscienza è lo studio di come le differenti culture organizzano le proprie conoscenze del mondo naturale. Certe classificazioni del mondo naturale possono a prima vista sembrare sconcertanti. 
I Waiwai, considerano il fegato di certi animali un "vegetale", in quanto la sua forma somigli a quelle delle foglie di certi alberi. Il divieto di consumo di carne da parte delle donne è per i Waiwai un tabù, per via di divieti più ampi come l'uso delle armi e la partecipazione alla caccia e alla guerra da parte degli individui di sesso femminile.
Due antropologi  Berlin e Kay, confrontarono le terminologie cromatiche presenti in ventisei lingue diverse.
Sulla base delle loro ricerche giunsero quindi a tre conclusioni:

a) Tutti gli esseri umani sono in grado di percepire tutte le gradazioni di colore, vengono solo espresse mediante termini diversi.
b) La terminologia cromatica di base si sviluppa secondo una linea precisa.
c) Il numero dei termini di base da una lingua per indicare i colori sarebbe in relazione con la complessità culturale e tecnologica della cultura in questione.

Dire che più una cultura è complessa più è ricca la sua scala cromatica significa stabilire una relazione tra due termini.
Berlin e Kay non presero in considerazione i fattori culturali che entrano a costituire la percezione del mondo fisico.
Il colore rosso, in un contesto politico, viene associato a una idea di protesta e di rivendicazione social, ma ecco che diventa segnale di pericolo quando lo troviamo sulle bandierine sventolate dagli addetti alla circolazione autostradale o quando si trova nei semafori e nei cartelli di "stop".

SCRITTURÀ, ORALITÀ E MEMORIA (antropologia)

Il modo di pensare dell'essere umano è stato fortemente influenzato dalla diffusione della scrittura.
Dove non c'è la scrittura possono esistere tecniche mnemoniche esterne alla parola, come i sassolini, bastoncini e cordicelle usati in alcuni regni in passato.
Dove la scrittura è assente, l'unico modo per ricordare lunghe sequenze argomentativi è pensare per "moduli mnemonici" che possono funzionare per un veloce recupero orale: proverbi, scenari, temi, ripetizioni ecc..
Il termine "omeostatico" indica un processo attraverso cui un sistema tende a mantenersi in equilibrio attraverso cui un sistema tende a mantenersi in equilibrio attraverso dei meccanismi di autoregolazione. Il termine è stato coniato per indicare processi biologici, ma oggi viene utilizzato per fenomeni studiati anche da altre discipline come la linguistica, la sociologia, l'antropologie e molte altre.
Nelle società prive di scrittura non si ha "conservazione dell'inutile".
In una società dove non esistono mezzi di conservazione della memoria inutile, le conoscenze del passato, quelle che non spiegano il presente o che non hanno importanza dal punto di vista pratico, sono rapidamente dimenticate.
L'antropologo Jack Goody ha sostenuto che la scrittura, quando comparve e si diffuse, rappresentò un "addomesticamento del pensiero".
Essa consenti di mettere nero su bianco e di riflettere sistematicamente su parole e frasi fissante in un testo.
La scrittura consente, di sviluppare un pensiero più ampio di quello legato all'oralità, perchè permette di entrare rapidamente in contatto con molteplici punti di vista, di confrontarli in maniera sistematica e di elaborare nuove proposizioni a partire da quelle esistenti.

mercoledì 25 marzo 2020

IL CICLO DELLA FAMIGLIA (psicologia)

La famiglia è il contesto più immediato all'interno del quale si modellano l'identità e lo sviluppo del bambino. Il processo di crescita dei bambini si compie attraverso il susseguirsi di varie tappe evolutive che, per la loro natura, espongono spesso la famiglia e i suoi componenti a momenti critici.
Tanto i momenti normativi quanto quelli paranormativi richiedono un particolare sforzo da parte della famiglia per mettere in atto nuovi modelli di funzionamento.
Si può parlare di un evoluzione del gruppo famigliare, per far fronte alle situazioni di disequilibrio.
Secondo un modello classico, le tappe principali del ciclo evolutivo famigliare sono le seguenti: la costruzione da parte di due persone di un identità di coppia, con la decisione di convivere.
Il quadro tradizionale non rappresenta più in modo adeguato la situazione attuale: oggi le donne partoriscono il primo figlio in età sempre più avanzata e sempre più frequentemente capita che debbano accudire i genitori anziani mentre crescono i figli.
Le differenti caratteristiche sociali ed economiche incidono sulla struttura della famiglia.

LA FAMIGLIA (psicologia)

La realtà con cui si riferisce il termine "famiglia" è talmente composita che bisogna parlare di famiglia al plurale: esistono infatti diverse forme di organizzazione e strutturazione dei gruppi famigliari.
Le ricerche più recenti hanno rimarcato ulteriormente la variabilità della famiglia, sottolinenando come, all'interno di uno stesso contesto geografico e culturale, possono coesistere diverse forme di convivenza famigliare.
La variabilità e la disomogeneità non sono riferibili solo al contesto geografico e culturale: in una stessa società troviamo tipologie diverse di famiglia.

-Famiglia patriarcale: in passato era la famiglia più diffusa, essa era composta da più nuclei che convivevano sotto lo stesso tetto dando vita a una grande struttura allargata, con -persone appartenenti a varie fasce d'età. Organizzazione forma piramidale.
-Famiglia ricostruita o ricomposta: sono formate da due adulti, con figli nati dalle unioni precedenti e/o dalla nuova coppia. I genitori acquisiti non sostituiscono quelli biologici , ma spesso vi si aggiungono, cercando di dare una mano.
-Famiglia mista e di migranti: sono composte da genitori di etnia o religione diverse e si stanno diffondendo molto nel nostro paese. Sono la dimostrazione di come si possano vivere e integrare le diversità in modi positivi e non conflittuali.

Sono presenti infine nella società anche famiglie alternative, come la convivenza di coppie omosessuali o alcuni tipi di  convivenze comunitarie in cui i legami e il sostegno reciproco equiparabili alle famiglie tradizionali.
Alcuni studiosi fanno coincidere la famiglia naturale con quella tradizionale mononucleare, quindi considerando altre tipologie come potenzialmente patogene.
Altri ritengono che allargando il concetto di famiglia a forme troppo alternative si rischi di generalizzare troppo il concetto, senza definire con precisione l'oggetto di studio: tutto allora potrebbe essere considerato "famiglia", creando una certa confusione concettuale.
Altri studiosi ancora tendono a interpretare la famiglia attribuendole un preciso significato: il termine si riferirebbe a un determinato modello, quello della famiglia nucleare della società capitalistica, che viene criticato perché basato sull'ineguaglianza dei due sessi.

LOCKE E LA SOCIETÀ INGLESE (pedagogia)

John Locke è stato un filosofo e medico inglese, considerato il padre del liberalismo classico dell'empirismo moderno e uno dei più influenti anticipatori dell'illuminismo e del criticismo.
Negò l'esistenza di idee innate, affermando invece che vi sono solo quelle originate dall'originate dell'esperienza sensibile.
Locke condusse una serrata analisi del mondo in cui le idee, nate dai sensi, si associano tra loro dando vita alla conoscenza.
Celebre è l'analogia tra una stanza oscural'intelletto inesperto: le sensazioni esterne o interne sono i soli passaggi che io riesca a trovare del Sapere verso l'intelletto.
Sotto il profilo pedagogico, l'empirismo lochiamo aveva importanti conseguenze.
Se non esistono idee innate, i bambini nascono privi di qualunque conoscenza. Locke recuperò la "pedagogia dell'abitudine" perché è importante avviare presto i bambini alle giuste esperienze, per far si che le facciano proprie.
Il bene morale diviene l'utile, ciò che è giusto per il singolo e necessario per la collettività.
Liberale in politica sostenne la libertà di pensiero e il valore primario della conoscenza dell'individuo.
Locke pubblicò una raccolta di "pensieri sull'educazione", un opera tradotta e diffusa poi in Europa e America che per circa un secolo rappresentò un ineludibile punto di riferimento
Egli auspicava l'ampliamento dell'insegnamento della lingua nazionale e del francese, poi sollecito la buona conoscenza  della geografia e delle discipline matematiche e fisiche, si dichiarava favore ad una salda formazione etica.
Sulla base della sua visione filosofica, insisteva sull'importanza della formazione di salde abitudini sin dai primi anni di vita e dedicava ampio spazio alla costruzione delle idee complesse e del linguaggio, anch'esso appreso per esperienza sin dalla nascita.

martedì 24 marzo 2020

NUOVE PRATICHE EDUCATIVE (pedagogia)

Nel corso del settecento ci fu un intenso dibattito sui metodi e sui fini dell'educazione e dell'istruzione.
Tale dibattito determinò il ripensamento di molte delle pratiche sino ad allora impiegate nell'allevamento e nell'educazione dei propri figli e una revisione dell'organizzazione e della gestione delle scuole da parte delle monarchie assolutistiche.
Uno dei fattori che portarono al ripensamento dei compiti e delle finalità dell'educazione fu l'affermarsi di una diversa concezione delle facoltà cognitive dell'uomo, che ebbe tra i suoi ispiratori John Locke.
La migliore conoscenza dei processi mentali dell'essere umano portò a individuare l'origine della conoscenza nell'esperienza e nelle capacità sensoriali e intellettive dell'individuo.
Da qui nasce la corrente nota come empirismo, secondo la quale l'uomo, per crescere e svilupparsi ha bisogno di poter conoscere il mondo per mezzo dell'esperienza.
Mentre la medicina infantile, si concentrava sullo studio delle caratteristiche degli infanti, la psicologia, intesa come branca della filosofia destinata a occuparsi della psiche, ovvero in quanto essere dotato unicamente dei sensi per conoscere il mondo e privo di qualunque idea innata.
L'infanzia cominciò a essere pensata come la fase della vita da destinare all'apprendimento, data la grande facilità di assimilare nuovi stimoli con tutti i bambini posseggono nei primi anni della loro vita.
La tutela dei bambini costituiva la migliore garanzia per la loro sopravvivenza oltre che che il fondamento di ogni educazione.
Per educazione intellettuale si intendevano all'epoca i contenuti specifici dell'istruzione.
I professori normalmente si limitavano ad adottare il modello didattico tradizionale e le scuole fornivano spesso una preparazione poco utile sul piano pratico agli studenti.
Superando fortissime resistenze inoltre, si cominciò a utilizzare la lingua volgare nella prima alfabetizzazione, tanto che molti insegnanti continuarono impiegare il latino per avviare i bambini alla scrittura ancora ai primi dell'ottocento.

LO STATUS DELL'INDIVIDUO (sociologia)

Le posizioni chiamate in sociologia status sociale, sono determinate da fattori quali denaro, potere, prestigio e cultura, e inserite in un sistema di stratificazione della società nel suo complesso.
A ciascuno status sono connessi dei comportamenti, degli atteggiamenti, l'uso di certi oggetti che sono tipi di quella posizione sociale e che la contraddistinguono rispetto alle altre.
È uguale segnalare il nostro Status sociale attraverso il modo di vestirci e di parlare, il gusto che coltiviamo, gli oggetti di cui ci circondiamo. Questo segnala la nostra posizione sociale. I simboli dello status sociale delle persone sono detti utilizzando la terminologia inglese status symbol. Quando si parla di status symbol il pensiero va immediatamente a oggetti e simboli che simboleggiano una posizione di prestigio per chi li usa.
Lo status non è solo quello delle persone privilegiate, ma ciascuno di noi ha il proprio status, perché ciascuno di noi occupa necessariamente, ai propri occhi e a quelli altrui, una certa posizione all'interno della stratificazione sociale.Tutti noi quando interagiamo con qualcuno cerchiamo come prima cosa, anche senza accorgercene, di attribuirli un certo status cioè tentiamo di capire a quale stato sociale appartenga, non lo facciamo per giudicare gli altri, ma per cercare di capire che cosa ci possiamo attendere da loro e che cosa loro si aspettano da noi. Strettamente connesse sono per esempio l’appartenenza a una classe sociale e la speranza di vita di una persona.
Oggi la diversità fra le speranze di vita non è più cosi radicale, tuttavia esistono ancora delle differenze significative, legate ai diversi stili di vita e alle diverse abitudini che contraddistinguono i membri delle varie classi sociali.

LA STRATIFICAZIONE E LA MOBILITÀ (sociologia)

La principale conseguenza della disuguaglianza sociale consiste in quella che in sociologia viene detta stratificazione sociale.
La stratificazione sociale è quel carattere della società per cui essa si compone di una pluralità di stati, identificati dal fatto di avere possibilità uguali di accedere ai vari tipi di risorse disponibili. Questi strati sono composti da persone che non si conoscono ma che hanno molto in comune.
Nel complesso, l'idea di stratificazione sottolinea due aspetti della società:

-La stratificazione sociale come una collettività disposta secondo una scala gerarchica ci sono condizioni migliori e condizioni peggiori e la possibilità di accedere alle prime alle seconde è influenzata dalla sua estrazione sociale cioè l’ambito sociale a cui appartiene.
-La gerarchia sociale non è una gerarchia di individui, ma di gruppi relativamente omogenei al loro interno.

La società occidentale, per esempio, si caratterizza per un crescente dinamismo della struttura sociale, tale per cui i diversi strati e i diversi gruppi divengono sempre più mobili e multiformi. Per analogia con gli spostamenti fisici delle persone mediante mezzi di trasporto, si dice quindi che nella nostra società è aumentata la mobilità degli individui attraverso gli strati socialiSi parla di mobilità sociale per indicare il livello di flessibilità della stratificazione di una certa società.
Nelle società più antiche così come quelle odierne del terzo mondo, le posizioni all’interno della stratificazione e quindi anche le disuguaglianze sociali sono attribuite in gran parte per nascita. Questo è tipico del sistema indiano in cui si apparteneva a una certa casta in virtù di quella di appartenenza dei genitori perciò il passaggio da una classe all’altra era impossibile. Nelle società in cui la stratificazione si basa sul principio dell'appartenenza per nascita si ha un grado molto basso di modalità sociale.
La gerarchia delle posizioni non è stabilità per nascita, ma viene squisita nel corso dell'esistenza in virtù di una serie di fattori legati alla vita individuale.
Uno dei principali indicatori della propria posizione sociale è divenuto, nella nostra società, il denaro.
La mobilità sociale può assumere varie forme, a seconda dei casi.
Essa è anzitutto un fenomeno che può avere carattere collettivo o carattere individuale.

Mobilità intergenerazionale: la mobilità di un individuo è misurata rispetto la sua famiglia di origine.
- Mobilità intragenerazionale: coincide con la traiettoria seguita da un individuo nel corso della sua vita.

lunedì 23 marzo 2020

VERIFICA FINE CAPITOLO: POTERE E DISUGUAGLIANZA (sociologia)


1e2) FISSA I CONCETTI E APPRENDI IL LESSICO

  1. La "misura" del potere secondo Weber è l'obbedienza.
  2. Una posizione sociale è gerarchicamente superiore a un'altra quando chi la occupa ha autorità sui sottoposti: in relazione alla sua forza.
  3. Le disuguaglianze nella distribuzione del potere: sono una costante dei rapporti umani.
  4. È disuguaglianza sociale quando gli individui di una società non hanno uguale accesso ai ruoli chiave del potere.
  5. Le naturali differenze tra gli individui: possono essere originate da disuguaglianze sociali o da differenze etniche, di genere e di età.
  • AUTORITA' è il potere che viene esercitato
  • RISORSE SOCIALI possono essere denaro, potere, istruzione
  • DISCRIMINAZIONE INFORMALE esiste nella società ed è tollerata


3) STABILISCI I COLLEGAMENTI

FIGURA DI POTERE
SUBORDINATA
TIPO DI POTERE
Rapinatore
Vittima 
Informale
Arbitro
Calciatore
Autorità
Caporeparto
Operaio
Autorità
Calciatore
Tifoso
Informale
Guida turistica
Turista
Autorità
Innamorato
Persona amata
Informale
Padroni di casa
Domestica
Autorità
Primo ministro
Opinione pubblica
Autorità
Rock star
Fan
Informale
Direttore d'orchestra
Musicista
Autorità

4) COSTRUISCI L'ARGOMENTAZIONE
  1. Uomo e donna hanno differenze biologiche e questo costituisce un fattore fondamentale nella distribuzione di prerogative sociali e ruoli.
  2.  I ruoli sociali di uomini e donne non sono tuttavia riconducibili a un ordinamento naturale della società, bensì sono il risultato di specifiche forme culturali sviluppatesi nel corso della storia.
  3. Uomini e donne hanno infatti assunto posizioni e funzioni sociali differenti, talvolta opposte o difficilmente associabili alle loro caratteristiche anatomiche.
  4. Per scongiurare un indebito slittamento dal piano naturale al piano sociale, si è ritenuto opportuno distinguere le categorie di sesso e genere.
  5. Il termine "sesso" indica una caratteristica fisica                                  Il termine "genere"  indica un dato sociale

I GRUPPI NEL CYBERSPAZIO (psicologia)

I gruppi virtuali sono costituiti da persone che interagiscono tra loro mediante reti telematiche o di telefonia.
Queste aggregazioni prendono la forma di comunità virtuali, raccolgono membri di differenti culture, età, sesso e status sociale in piattaforme nel cyber spazio dedicate alla libera espressione di idee, opinioni e atteggiamenti intorno a un interesse o a un argomento.
Vi sono alcuni aspetti distintivi legati in particolare modo al linguaggio e all'identita.
L'uso attuale delle emoticon tenta di sopperire a questa mancanza anche in maniera riduttiva e necessariamente stereotipata.
La velocità di comunicazione richiesta dalle piattaforme virtuali, pone il problema dell'articolazione del linguaggio, stimolando l'uso di espressioni semplificate che rischiano di inibire l'espressione di pensieri più ricchi e complessi.
Sotto il profilo di identità un aspetto distintivo importante della vita di relazione virtuale è la diffusione dell'anonimato sotto forma di pseudonimi e nickname
Il fenomeno del cyberbullismo si avvale di questa possibilità di anonimato e attraverso di essa innesca e realizza comunicazioni volte a colpire psicologicamente una persona rendendola oggetto di vessazione e soprusi.
Su un versante completamente opposto l'anonimato può assumere aspetti positivi di facilitazione dell'interazione sociale.

LE NORME E LE RETI DI COMUNICAZIONE (psicologia)

Le norme sono l'insieme delle aspettative condivise dal gruppo rispetto al modo di comportarsi in quanto appartenenti al gruppo medesimo. Esse indicano le regole di comportamento, sia quando si sta con persone dello stesso gruppo sia quando si interagisce con un gruppo esterno.
L'individuazione delle serve a delimitare lo spazio di libertà individuale all'interno del gruppo, il limite oltre il quale la diversità di un comportamento può sfociare in devianza.
Le norme assolvere le seguenti funzioni:

- mantenimento del gruppo
- raggiungimento degli obbiettivi
- costruzione di sistemi di riferimento per l'interpretazione della realtà
- definizione dei rapporti con l'esterno

La comunicazione all'interno di un gruppo è fondamentale, perché favorisce lo scambio e il consolidamento di relazioni impersonali.
I processi comunicativi possono essere di diverso tipo:

- la comunicazione a ruota è centralizzata, cioè focalizzata sul leader: è il leader che decide come, quando, a chi distribuire le informazioni.
-la comunicazione a rete è decentrata, cioè diffusa tra tutti i membri: le informazioni sono distribuite tra tutti.

Il clima del gruppo varia a seconda che si adotti un modello centralizzato oppure diffuso, cioè maggiormente distribuito.

IL SISTEMA DI STATUS E IL RUOLO ALL'INTERNO DEL GRUPPO (psicologia)

Il sistema di status si riferisce alla posizione che un individuo occupa all'interno di un gruppo e alla valutazione di quella posizione in una scala di valori.
Chi occupa uno status elevato è la persona che promuove più idee, che aiuta il gruppo a raggiungere gli obbiettivi prefissati e che ottiene maggiore consenso dagli altri.
Lo status di ogni membro può comunque essere modificato se subentra una nuova persona all'interno del gruppo.
La ristrutturazione del sistema di status si verifica anche nel caso in cui vengano introdotti nuovi scopi comuni all'interno del gruppo da parte di un membro. In questo caso si innescano dinamiche finalizzate alla ricerca di nuovi equilibri tra i componenti del gruppo.
Il ruolo è l'insieme di aspettative condivise circa il modo in cui deve comportarsi una persona che occupa un certo status all'interno di un gruppo.
La suddivisione dei ruoli implica la divisione dei compiti, facilitandone il raggiungimento degli obbiettivi comuni.

Nei gruppi possono anche sorgere i conflitti dovuti alla modalità attraverso le quali si distribuiscono e si relazionano o diversi ruoli.
Ad esempio il leader riconosciuto dai compagni di squadra in conflitto con il capitano della squadra stessa:gli obbiettivi vengono perseguiti con maggiore difficoltà e si creano tensioni che minacciano l'identitàdel gruppo stesso.

INDIVIDUI E GRUPPI (psicologia)

Ogni individuo è immerso in una rete di relazioni: è in contatto con altri e vive esperienze di gruppo. La psicologia sociale ha studiato i gruppi, che costituiscono una realtà diffusa e significativa, evidenziandone le caratteristiche e le dinamiche.
Il sociologo Merton definisce il "gruppo" come un insieme di individui che interagiscono secondo determinate modelli, provano sentimenti di appartenenza al gruppo, vengono considerati parte del gruppo dagli altri membri.Secondo la definizione di Merton, un insieme di persone per essere considerato un gruppo sociale deve avere determinate caratteristiche:


- Interazione: un gruppo è costituito da persone che interagiscono tra loro, entrano in relazione, comunicazione.
- Appartenenza: i membri del gruppo sentono di farne parte, si riconoscono come suoi membri, ad esempio il gruppo classe.
- Identità: i membri del gruppo sono riconosciuti in quanto tali, come appartenenti al gruppo e ciascuno di loro riconosce gli altri come appartenenti al gruppo.


A queste tre caratteristiche altri psicologi aggiungono la condivisione di scopi comuni, di norme e di valori. Il gruppo sociale va distinto dal semplice aggregato, ovvero un insieme di individui che si trovano in uno spazio fisico, e dalla categoria sociale, ovvero un insieme di persone con caratteristiche comuni.
Il gruppo più piccolo è la diade, costituita da 2 persone. La relazione tra i membri è stretta e intima, ma se uno dei due si allontana il gruppo non esiste più.
La triade è un gruppo composto da 3 persone. All'interno del gruppo possono insorgere però facilmente rivalità o conflittualità dovute alla coalizione di due membri contro il terzo.
Più il gruppo si allarga più le tensioni possono essere maggiormente distribuite tra i vari e il rischio che esso si sfaldi diminuisce.

QUESTIONI DI INTELLIGENZA (antropologia)


Tutti gli esseri umani possiedono analoghe potenzialità intellettuali; però tali potenzialità possono prendere direzioni diverse a seconda del contesto sociale e culturale.Tali potenzialità possono prendere direzioni diverse a seconda del contesto sociale e culturale. Vi sono alcune capacità universalmente distribuite in tutti gli esseri umani non colpiti da patologie o disturbi particolari:

- ASTRAZIONE: capacità di solare un aspetto da un complesso di elementi
- CATEGORIZZAZIONE: capacità di raggruppare gli elementi in gruppi o classi
- DEDUZIONE: capacità di passare dal generale allo specifico
- INDUZIONE: capacità di procedere dallo specifico al generale

Gli esseri umani, come ben sappiamo, non attivano tali processi in un contesto “vuoto”, bensì in un contesto fatto di modelli culturali condivisi, trasmessi, selezionati...
Si dice pertanto che la capacità universali vengono adattate a diverse strategie funzionali, le quali dipendono da fattori sociali, culturali, psicologici, affettivi... Infatti se viene fatto un test a degli individui, essi rispondono a “strategie funzionali” diverse. Tali strategie non solo variano da un contesto culturale all’altro, ma variano anche da soggetto a soggetto all’interno della stessa cultura, a seconda dell’appartenenza a una determinata classe sociale, del livello d’istruzione, quando non di una predisposizione del tutto personale.
La diversa reazione a un test interculturale è anche stata fatta risalire a stili cognitivi differenti. Gli antropologi hanno usato questa espressione per denotare il diverso modo in cui individui provenienti da ambiti culturali diversi si rapportano al mondo sul piano cognitivo.
Si dice che lo stile cognitivo può oscillare, in misura diversa, tra due estremi ideali: 


1.uno stile cognitivo globale 
2.uno stile cognitivo articolato

Gli esseri umani tendono a comportarsi, cognitivamente parlando, in maniera più globale e più articolata, a seconda delle situazioni in cui si trovano a esercitare la propria attenzione e il proprio ragionamento.

venerdì 13 marzo 2020

FRANCKE E IL PIETISMO (pedagogia)

La stretta connessione tra le Chiese riformate e potere politico con il tempo produsse anche in campo protestante l'allontanamento dall'originario slancio dei riformatori e la compromissione con poteri temporali.
Durante il seicento si sviluppa in Germania un movimento detto "Pietismoche mirava a recuperare l'originario messaggio di Lutero.
August Francke a cui si deve l'elaborazione della pedagogia pietistica. Si rese conto della povertà materiale e morale della gioventù e si dedicò con instancabile attivismo all'educazione dei giovani. Inizialmente accolse i bambini poveri e orfani aprendo un orfanotrofio che sarebbe diventato celebre in tutta Europa. Francke diede vita a delle scuole differenziate per ceto e per genere: per fanciulli di media condizione, agiati, fanciulle povere ecc...
Non imparavano solo a leggere, scrivere, a fare di conto, ma studiavano anche come fare di conto, le discipline scientifiche, il latino, l'ebraico, le lingue moderne, e insegnamenti di carattere pratico. I ragazzi potevano scegliere le discipline in cui meglio riuscivano. Grazie a questa scuola un terzo degli orfanelli riuscivano ad accedere alle università.
Francke però adottava una pedagogia molto rigida, non comprendeva l'importanza del gioco, della fantasia, della musica, della danza e del teatro.
L'espiazione era per Francke il momento centrale del processo che conduceva alla conversione e alla rinascita, ovvero alla formazione dell'uomo nuovo. Francke aveva un doppio carattere: un aspetto decisamente repressivo e uno rispettoso delle inclinazioni naturali dell'alunno.
Gli istituti fondati da Francke sono ancora oggi attivi, con la fondazione Francke di Halle, che vanta un'importante biblioteca ed è aperta al pubblico.

COMENIO, L'EDUCAZIONE UNIVERSALE E LA FONDAZIONE DELLA DIDATTICA (pedagogia)


Comenio è il maggiore esponente della pedagogia di fede protestante, il fondatore della pedagogia e della didattica moderna. Nato a Moravia nel 1592. La vita di Comenio si svolse durante un periodo storico drammatico, segnato dalla guerra, dalla peste e dalle carestie. Comenio vuole restaurare la moralità mediante la diffusione del sapere e delle virtù. Si distanzia da Lutero perché non ha una visione così pessimistica dell'uomo  ed è più vicino ad Erasmo nella fiducia nella ragione umana. Ha una concezione diversa dall'idea di Lutero sul peccato originale: L'uomo era segnato dal peccato originale ma non era necessariamente un peccatore.
Comenio credeva nell'innocenza dei bambini.
Voleva far conoscere a tutti i principi fondamentali del sapere (Pampaedia), perché tutti sono orientati alla salvezza e perché ogni persona va rispettata in quanto a immagine e somiglianza di Dio. Comenio non faceva distinzioni né di sesso, né di nazionalità né
di ceto: Tutti andavano istruiti. 
Dai 6 ai 12 anni tutti i bambini dovevano frequentare la scuola vernacola: una scuola in lingua volgare, si apprendeva a leggere e a scrivere, conteggiare, musica, catechismo, storia e geografia, scienze e i lavori manuali.
Comenio scrive il primo libro didattico illustrato. questo tipo di libro ebbe un grande successo.
Il volume si apriva con con un dialogo tra maestro e allievo.
L'andamento del libro era circolare: si apriva e chiudeva con Dio, la natura era rappresentata in modo organico e attento, ma sempre rimaneva a Dio creatore.
Comenio aveva già scritto un altro celebre testo, in cui aveva usato il metodo del parallelismo tra lingua latina e lingue moderne.
Esercitò un profondo influsso sull'Europa centro-settentrionale e orientale, ovvero in ambito protestante.
L'idea di ebbe grande fortuna e fu ripresa nel XVIII secolo.
L'uso e l'ordine delle immagini nei libri di scuola, persero la dimensione simbolica per assumere caratteristiche soltanto didattiche.

RIFORMA PROTESTANTE E ALFABETIZZAZIONE (pedagogia)

Intorno all'educazione e alla scuola si svolsero fin dagli anni della Riforma un'accanita lotta e concorrenza tra il mondo cattolico e quello protestante.
La teologia luterana si affidava a una concezione dell'uomo pessimista, di derivazione agostiniana.
Lutero credeva infatti che il peccato originale avesse radicalmente corrotto l'essere umano, che era stato salvato dal sacrificio di Cristo.
Rinunciando al sacramento dell'ordine e a quello della confessione, i protestanti sottolinearono la responsabilità dei singoli nel percorso di salvezza, che poteva crescere se l'individuo conosceva la Parola di Dio depositata nella Bibbia e praticava una vita virtuosa.
Anche gli altri paesi riformati via via tradussero la Bibbia e le Preghiere, compiendo un'operazione di enorme importanza per l'unificazione linguistica.
Lutero sollecitò iniziative pubbliche per l'apertura di scuole e si rivolse direttamente ai padri di famiglia con una "predica" sul loro dovere di istruire i figli.
La necessità che ogni persona leggesse direttamente i testi sacri, senza la mediazione di un sacerdote, stimolò l'alfabetismo, in particolare la lettura più che la scrittura.
Particolarizzo importanza rivestivano, in specie nel mondo tedesco, le scuole familiari: era compito dei genitori insegnare a leggere ai figli, per accostarli alla Bibbia.
La severità e la durezza improntavano l'educazione, che aveva come fine, non diversamente da quanto accadeva tra i cattolici, l'educazione di buoni cristiani.

domenica 8 marzo 2020

COMUNICAZIONE ORALE E SCRITTA (antropologia)

Non esiste ormai società che ignori l'esistenza della scrittura.
Il nostro modo di esprimerci oralmente è guidato da  un pensiero che si fonda sull'assimilazione della scrittura. Fino a non molto tempo fa esistevano ancora le cosiddette società a "oralità primaria".
Si trattava di società che, indipendentemente dal loro grado di complessità sul piano politico, economico e amministrativo, non conoscevano alcuna forma di scrittura.
La scrittura vera e propria compare in Mesopotamia, con il popolo dei sumeri, ed è conosciuta come scrittura cuneiforme, perché il segno base, una forma a cuneo, era combinato con altri simili per formare le parole.
La scrittura alfabetica, nella quale a ogni segno corrisponde un suono della lingua, risale invece al XIV secolo a.C e fu inventata, sembra, dai fenici nella regione dell'attuale Libano.

Le scoperte compiute da linguisti, antropologi e studioso di tradizioni orali hanno portato alla conclusione che gli attuali cantastorie e gli improvvisatori di poesie, anche analfabeti, hanno un modo di recitare simile a quello dei poeti-cantori dell'antichità e dei griot del passato e di oggi, oltre che dei loro colleghi contemporanei in Tibet e in altre parti del mondo.
Nelle culture fortemente imbevute di oralità, questo modo di procedere non è tipico solo della dimensione poetica, religiosa o della narrazione mitica, ma anche di discorsi con scopi descrittivi, esplicativi, politici, giuridici e amministrativo.
Il procedere per formule, tipico delle culture orali, può non scomparire con il passaggio all'uso della scrittura.

giovedì 5 marzo 2020

IL SÉ E L'AMBIENTE (psicologia)

L'interazionismo simbolico è la teoria che considera i processi di pensiero fondamentali per l'organizzazione e la strutturazione delle azioni e dei comportamenti dell'individuo.
L'uomo è un soggetto attivo capace di promuovere la propria condotta e di scegliere tra diverse alternative di comportamento, senza subire passivamente, ciò che l'ambiente propone.
L'individuo è dunque un prodotto sociale.
La cognizione è connessa all'azione e i processi cognitivi sono visibili durante l'azione.
Il termine "simbolico" sta a indicare il simbolo, cioè il significato che ogni stimolo materiale ha per il soggetto quando è in interazione con il proprio ambiente.
I primi cenni di linguaggio sono il risultato di una forma di imitazione attuata dal piccolo verso l'adulto.
Secondo lo studioso proprio il linguaggio va considerato l'elemento essenziale per la formazione e lo sviluppo di sé.
Mead definisce il sé come una struttura attiva rispetto all'ambiente, un processo sociale di autointerazione in cui l'uomo è capace di organizzare le proprie azioni a seconda di come interpreta le situazioni in cui si trova.
Secondo Mead i gesti interiorizzati sono simbolici significativi: il gesto materiale possiede il medesimo significato per chi lo compie e per chi reagisce a esso.
Il sé si costruisce nel tempo e le interazioni con l'ambiente gli danno forma.
Il primo stadio di sviluppo del sé si manifesta attorno ai due anni ed è quello della prerappresentazione.
Il secondo stadio, quello della rappresentazione, è invece significativo poiché il bambino è capace di assumere l'atteggiamento dell'adulto.
Il sé maturo emerge quando viene interiorizzato il concetto di altro generalizzato e l'individuo è in grado di mettere in atto condotte appropriate alla comunità sociale.

LA PSICOLOGIA DELLE FOLLE (psicologia)

Tra i primi studi di psicologia collettiva troviamo quelli sulla psicologia delle folle: si tratta di opere che hanno in qualche modo aperto la strada ai lavori più scientifici di psicologia sociale che si sarebbero sviluppati successivamente.
Lo studioso Gustave le Bon pubblicò nel 1895 "psicologia delle folle". La prima opera che studia il comportamento delle folle, cercando di individuare le loro caratteristiche e le tecniche utilizzabili per guidarle e controllarle: per questo ebbe ampia eco anche tra i dittatori nel primo Novecento.
L'analisi di le Bon ci consegna una folla influenzabile e acritica.
Le Bon sottolinea quindi che l'individuo, nella folla, si comporta in modo istintivo, facendo prevalere la sua parte irrazionale su quella razionale: spontaneità, violenza, ferocia, entusiasmi incontrollabili caratterizzano il suo comportamento.
Secondo lui è necessario un capo che possa condurre la folla, per orientare queste tendenze istintive.
Freud sostiene che per capire il comportamento di una folla sia necessario comprendere il comportamento del singolo.
Si tratta di cogliere i meccanismi inconsci che stanno alla base del comportamento individuale all'interno di una folla più ampia.
La personalità del singolo si annulla lasciando spazio alla personalità della massa, che diventa omogenea per tutti i componenti.
Abbiamo utilizzato sopra come sinonimi i termini massa e folla, ma è bene sottolineare come la psicologia sociale faccia una distinzione di significato tra i due vocaboli.
La psicologia della massa è il settore della psicologia sociale che si occupa di questi fenomeni.
Gabriel Tarde rivolge invece il suo interesse al pubblico, una collettività di individuifisicamente separati che pensano e si comportano in modo simile perchè imitano gli stessi modelli culturali, diffusi dai giornali

LE DIFFERENZE TRA GLI INDIVIDUI (sociologia)

Tra gli uomini vi sono delle differenze naturali che sono indipendenti dall'esistenza o meno di una società e vi sono delle disuguaglianze che hanno invece un'origine prettamente sociale.
Perché vi sia disuguaglianza o uguaglianza è necessario che vi siano almeno due individui che entrano in competizione e possono essere messi a confronto.
Spesso accade però che la società dia importanza anche alle differenze naturali, attribuendo loro un significato culturale.
Le disuguaglianze sono sempre di origine sociale, anche quando prendono lo spunto da differenze naturali.
La discriminazione razziale, è l'esempio più evidente di come le differenze naturali possono essere rielaborate dalla società in forme di disuguaglianza sociale.
Tra gli esempi storici più eclatanti è stato l'antisemitismo, con la discriminazione degli ebrei sul suolo europeo.
Il più delle volte la discriminazione razziale è informale, cioè esiste nella società ed è tollerata dal sistema politico.
La caratterizzazione sessuale è un dato fondamentale della nostra esperienza, sia privata che sociale.
Essa è presente in ogni essere umano ed è data dalla coniugazione di precisi tratti biologici e anatomici con una serie di ruoli e di aspettative sociali che sono il frutto di costruzioni sociali maturate nel corso della storia, a cui ognuno di noi è soggetto.
Quando si usa il termine "genere" si indicano i tratti sociali e culturali che qualificano il comportamento, il vissuto e i ruoli di una persona in termini di mascolinità o femminilità.
Anche le differenze di età sono fonte di disuguaglianza, sebbene non diano origine a forme di discriminazione cosi evidenti come quella razziale e sessuale.
Quanto ai giovani, il loro caso dimostra come una condizione naturale, quale l'età anagrafica, possa di voltà  dar luogo o non dar luogo a corrispondenti interpretazioni culturali.