lunedì 8 giugno 2020

CONSANGUINEI E AFFINITÀ (antropologia)

 La parentela consiste in un insieme di relazioni tra gruppi ed individui che hanno una base biologica quanto culturale. l'importanza di queste relazioni nella vita delle società umane è fondamentale. la parentela un insieme di relazioni che legano gli individui tra loro. la parentela di consanguineità e di affinità sono regolamentati da norme e codici non importa se scritti o tramandati per via orale.
Tutte le culture hanno un'idea dei legami che intercorrono tra un genitore e i suoi figli o tra figli di una coppia,  ma queste idee variano,  perché impiegano differenti concezioni riguardanti il concepimento, la formazione e la crescita, e persino all'autorità che genitori esercitano sui loro figli.
C'è in tutte le società un complesso di idee e relativi ai rapporti tra gli esseri umani, idee che corrispondono a concezioni del concepimento, della formazione e della identità sociale degli individui. 
un altro aspetto importante della parentela è la connessione col mondo religioso. i bambini che nascono spesso sono sottoposti a dei riti religiosi che ne dichiarano l'appartenenza a una comunità di Fedeli.  Quindi la parentela e anche un complesso di relazioni che coinvolge altri aspetti della vita sociale.


 (diagrammi di parentela)

 Vengono  tracciati dei diagrammi per descrivere i gradi di parentela. alla base del diagramma ego è l'individuo dal punto di vista del quale il diagramma deve essere letto.  i parenti consanguinei sono in colore nero.  mentre quelli bianchi sono i  parenti acquisiti Di ego. 
In alcune culture la sorella della madre viene chiamata madre, gli antropologi hanno studiato un sistema per indicare i parenti dell'individuo in modo neutro,  rispettando ogni cultura. 

LA PERSONA (antropologia) 

Tutte le culture distinguono l'essere umano da oggetti o altri esseri viventi.
Per esempio alcuni popoli dell'Africa occidentale i quali ritengono che le madri possano trasmettere ai figli in maniera non intenzionale certi poteri occulti.
Invece in Melanesia, nelle isole Trobriand, i neonati sono considerati reincarnazioni degli spiriti dei defunti appartenenti al gruppo della madre. Presso alcune popolazioni del Nepal si ritiene che un individuo non prenda forma nel ventre della madre ma nella testa del padre che, dopo un certo periodo, lo 'depone' con lo sperma nel ventre della donna.
Sono esempi 'esotici' di come può essere concepita la natura di una persona. Anche in Occidente vi sono modi diversi di considerare i criteri che definiscono una persona e ciò che essa è.
Una "persona" è una creazione sociale, frutto di determinate concezione e dei valori che una certa cultura ha elaborato attorno all'individuo.
La nozione di "persona" ha costituito un importante banco di prova per quegli studiosi che si sono impegnati nello studio delle cosmologie e dei sistemi di pensiero "primitivi". Infatti, ciò che noi chiamiamo «persona» si presenta ovunque come un insieme di elementi costitutivi, di natura tanto fisica quanto spirituale, dotati di una certa capacità di integrazione' reciproca. 

domenica 7 giugno 2020

DAI CAMPI DI STERMINIO ALLE SOCIETÀ DI OGGI (psicologia)

Le diverse prospettive di indagine del comportamento malvagio mettono in evidenza la complessità e la difficoltà del rapporto con l'Altro che caratterizza la specie umana. Ai nostri giorni questa problematicità si esprime in forme non meno drammatiche di quelle del passato ed è particolarmente visibile quando entrano in gioco appartenenze culturali diverse. Lo straniero, l'Altro etnicamente, culturalmente e psicologicamente tanto differente da noi, suscita emozioni, pensieri e azioni che invece di andare nella direzione di una pacifica e costruttiva convivenza scatenano conflitti e reazioni ostili.
Tra i temi principali di analisi spiccano, oltre a quelli già consolidati sul pre-giudizio, quelli sulle incompatibilità tra le culture occidentali ed extraco-munitarie; per esempio, la concezione del tempo (efficientistica o religiosa), il modo di vivere gli spazi pubblici (funzionale alle attività o alla socializza-zione), la concezione del sapere (laddove il primato della scolarizzazione si oppone a quello della cultura orale e dello scambio intergenerazionale). Altrettanto rilevanti sono gli studi.che tracciano un profilo della città multi-culturale come un luogo di non-incontri.
Tra le modalità di questo "non-incontro", Bauman sottolinea l'evitamento del contatto visivo, il vedere senza guardare o il gettare un'occhiata superficiale in modo da non attivare alcuna comunicazione.
Secondo Baudrillard sembra che non si possa fare a meno di produrre l'Altro, un gruppo, una categoria, una diversità qualunque, proprio perché si nega la sua irriducibilità. Come dire che non potendo cancellare l'Altro dalla nostra vita e dal nostro spazio mentale lo si produce a oltranza con le categorie del pensiero fino a desensibilizzarsi.

LE SPIEGAZIONI PSICOLOGICHE DELLA SHOAH E DEL TOTALITARISMO (psicologia)

La psicologia ha cercato di capire i meccanismi psicologici sottesi a quei comportamenti.
La prospettiva, di tipo "situazionale", espressa da Zygmunt Bauman ed elaborata, come le altre teorie fin qui analizzate, a partire dagli anni Cinquanta.
Vennero effettuati degli studi studi affrontano il tema da da una diversa prospettiva e sottolineano come la tendenza al consenso e l'obbedienza all'autorità derivino dalla costruzione sociale di una personalità tendente alla sottomissione alle persone forti e alla brutalità nei confronti dei deboli.
La Shoah non è interpretata come la conseguenza di comportamenti psicopatologici da parte di un gruppo di individui, ma si preferisce evidenziare altri fattori, come la struttura e l' organizzazione della società, i meccanismi di interazione e di influenza sociale funzionali al raggiungimento di finalità economiche e politiche. Un elemento analizzato è, per esempio, l'esclusione morale: attraverso la propaganda, gli ebrei (e con loro anche altre categorie etniche e sociali, come gli zingari, gli omosessuali, i comunisti) furono denigrati e considerati come responsabili dei mali della Germania, meritevoli dunque di essere esclusi dalla società tedesca.
Essi furono emarginati dal mondo sociale attraverso l'esclusione dalla scuola, dal lavoro, dai vari settori della vita collettiva; successivamente furono imprigionati e rinchiusi nei campi di concentramento dove finirono per non essere più soggetti psicosociali: prima di essere uccisi venivano infatti annientati dal punto di vista umano, attraverso forme estreme di degradazione e deumanizzazione. 
I burocrati implicati nel processo di distruzione si difesero spiegando che avevano semplicemente obbedito agli ordini: si era attivato un meccanismo di deindividuazione e conseguente deresponsabilizzazione individuale; l'obiettivo era quello di svolgere bene il proprio compito, obbedendo all'autorità alla quale si attribuita la responsabilità di ciò che stava accadendo.
Secondo Fromm, alla base del consenso al totalitarismo sta una forma anziché psicologica che egli chiama carattere autoritario, caratterizzata da componenti sadomasochistiche. Le tendenze masochistiche si m"anifestano attraverso sentimenti di inferiorità e di impotenza e attraverso comportamenti atti a sottomettersi ad altri. Le tendenze sadiche si esprimono, secondo Fromm, in tre tipi di atteggiamenti:  rendere gli altri dipendenti da noi (e avere potere su di loro); dominare gli altri per sfruttarli e usarli e  desiderare di far soffrire o di veder soffrire. Le tendenze sadiche sono spesso nascoste dietro una facciata di razionalità: "ti domino perché so ciò che è meglio per te; ... ho fatto tanto per te e ora ho il diritto di avere da te quello che voglio".
Gli studi di Reich hanno individuato specifiche caratteristiche di personalità funzionale agli obiettivi sociali del loro tempo e ne hanno messo in luce l'origine nel condizionamento sociale attraverso i processi di educazione-socializzazione. L'attenzione e l'evidenziazione dei fattori di influenza sociale,  non sono ancora presenti in queste teorie, ma si svilupperanno, dopo gli anni Cinquanta.

IMMANUEL KANT (pedagogia)


Immanuel Kant è stato un filosofo tedesco. È considerato uno dei più importanti filosofi del pensiero occidentale. Fu il più significativo esponente dell'Illuminismo tedesco, anticipatore degli elementi basilari della filosofia idealistica e di gran parte di quella successiva.

Le teorie educative di Kant poggiano sul suo complesso impianto filosofico delineato in maniera approfondita nelle tre critiche.
Nelle sue opere il fisso filosofo aveva sottolineato il valore dell’attività conoscitiva dell’individuo. Egli affermava, infatti, che il mondo non è una realtà preordinata che si impone al nostro intelletto, ma è ordinato dall'attività di originaria del soggetto, ovvero dal suo pensiero. Tale convenzione portato a canta a collocare nell'esperienza l’origine dell’attività cognitiva, aderendo, seppure indirettamente, alle conclusioni del sensismo.
L’obiettivo dell’educazione, è l’acquisizione della capacità da parte della ragione di fare da guida al comportamento, traendo da essa e la legge e la forma da cui dipende il valore morale di ogni atto, indipendentemente dalle circostanze in cui viene compiuto.Tutto deve concorrere alla realizzazione della cultura dell’animo, che coincide con la componente fisica e fisiologica delle facoltà intellettuali e spirituali. 
Successivamente Kant distingue la cultura generale in fisica= che a che fare con l’attività intellettuale e determina lo sviluppo dell’intelletto per mezzo della riflessione, della ricerca della verità e dell’insegnamento e morale= relativa alla sfera etico-morale proprio propriamente detta. A proposito dell’insegnamento egli sottolineava il valore dell’attività conoscitiva diretta da parte del soggetto, chiamato a divenire responsabile delle proprie scelte e azioni. Non a caso, infatti, suggeriva agli insegnamenti di adottare nelle loro lezioni il metodo socratico, basato sull'interazione continua tra docente e allievo, preferendolo al tradizionale metodo meccanico-catechetico, basato sulla successione di domande e risposte a opera del maestro, utile solo ad allenare la memoria e valido esclusivamente per le materie nozionistiche.

IL CORPO (antropologia)

Il corpo è una specie di 'mediatore' tra noi, la nostra coscienza e il mondo, un mezzo attraverso il quale entriamo in relazione con l'ambiente che ci circonda. Noi comprendiamo il mondo che ci circonda perché il nostro corpo è stato esposto fin dalla nascita alle 'regolarità' di quel mondo.
Alcuni atteggiamenti derivano da una conoscenza incorporata: ossia da una conoscenza che si è depositata nel nostro corpo attraverso il rapporto vitale con l'ambiente sociale e culturale.
Pierre Bourdieu (1930-2002) ha chiamato habitus, cioè il complesso degli atteggiamenti psicofisici mediante i quali gli esseri umani «stanno nel mondo».  Il nostro «stare nel mondo» è uno «stare» di natura sociale e culturale, non naturale, per cui il nostro habitus varia tanto sulla base delle nostre particolari caratteristiche psicofisiche quanto a seconda dei modelli di comportamento e delle rappresentazioni che noi assimiliamo in quanto individui facenti parte di una determinata cultura di una determinata classe sociale, di un certo gruppo professionale, a seconda che noi siamo donne oppure uomini ecc..



Le emozioni e i sentimenti (paura, gioia, amore, rabbia ecc.), proprio perché vengono espressi prevalentemente attraverso il corpo (pianto, riso, depressione, euforia ecc.), sono 'incanalati da quest'ultimo secondo modelli culturali inconsapevolmente appresi, cioè incorporati.

LA QUESTIONE DELL'IDENTITÀ (antropologia)

Con il termine «mondo», non si deve intendere la natura ma il mondo delle relazioni umane. Da sempre, ogni essere umano cerca di comprendere tanto la dimensione del quanto quella dell'Altro, del 'diverso da sé'. Sé e Altro sono due espressioni che vengono usate in riferimento sia a soggetti individuali sia a soggetti collettivi.
Le distinzioni riguardano il modo in cui individui e gruppi hanno concepito, in maniera molto generale, la propria relazione con l'identità e l'altra. Infatti il problema è sapere "chi siamo noi"e chi invece "sono loro" o "quegli altri. 
Si prende dunque in considerazione il tema dell'identità e dell'alterità in genera e, per portare ad affrontare la questione di come questo tema si riproduca, in tutte e società,  a un livello sia individuale sia collettivo.
L'idea di far parte di un Sé collettivo, di un 'Noi' (una cultura, una 'tribù', una ~nazione, una confessione religiosa, una casta, una famiglia, una tifoseria ecc.), si realizza attraverso comportamenti e rappresentazioni che contribuiscono a tracciare dei confini, delle frontiere nei confronti degli altri.
L'idea di appartenere a un Sé collettivo e quella di essere ciò che siamo come individui rinviano entrambe alla nozione di identità.
Più gli umani vivono in ambienti concorrenziali e conflittuali, e quindi quanto più le loro certezze sono minacciate, tanto più si sviluppa la "retorica dell'identità", che consiste in discorsi e atteggiamenti che tendono ad accentuare la differenza, il conflitto, la chiusura nei confronti degli altri.

LA FORMAZIONE DELL'IDENTITÀ PERSONALE (sociologia)

I processi di socializzazione mettono l'individuo in grado d'interagire e relazionarsi con le altre persone e la complessità del mondo sociale. 
 La conquista di un'identità sociale è strettamente collegata alla formazione e alla strutturazione di un'identità personale, che diviene, di fatto, uno degli scopi primari della socializzazione
Fra questi processi un posto rilevante spetta alle attività e alle interazioni sociali. 





Da questo punto di vista anche l'identità personale va considerata come un prodotto sociale, come il risultato, tra le altre cose, di una pluralità di relazioni con gli altri e dell'interiorizzazione delle norme, dei valori, delle abilità, delle aspettative tipici della cultura in cui si nasce e in cui si è inseriti. Nel processo di socializzazione di un individuo identità sociale e personale sono strettamente correlate. George Herbert Mead, uno dei più noti esponenti della Scuola di Chicago, ha evidenziato, basandosi sull'evoluzione delle forme di gioco nei bambini, le principali fasi del processo di strutturazione dell'identità personale, e ha fatto emergere in tal modo l'importanza che ha in essa l'interiorizzazione della struttura sociale dei ruoli e delle posizioni, ossia di ciò che lui chiama l"'altro generalizzato". In un primo momento il bambino non gioca in senso vero e proprio, ma "imita" il comportamento dell'altro, generalmente di un adulto, il che può avvenire anche senza una piena comprensione di ciò che l'altro fa, come quando il bambino imita la madre che passa l'aspirapolvere senza capire che quell'azione serve per pulire la casa. In un secondo momento si dedica invece al cosiddetto "gioco libero", cioè a un tipo di gioco privo di regole definite e molto semplice, attraverso cui egli impara ad assumere il ruolo degli altri. 
Un'altra fase è caratterizzata dal "gioco organizzato", il bambino impara a riconoscere i ruoli e le regole indipendentemente dalle persone che li esercitano.
Quando il bimbo giunge a interiorizzare nella propria coscienza le aspettative sociali, si può dire che abbia portato a compimento una primaria strutturazione della propria identità personale.

venerdì 5 giugno 2020

IL DIBATTITO DELL'ISTRUZIONE POPOLARE (pedagogia)


La focalizzazione sull’istruzione popolare riflette la generale convinzione che l’istruzione rappresenti il più potente strumento di cambiamento sociale e politice che ogni cambiamento non accompagnato dall’istruzione popolare sarebbe stato effimero.Nell’eredità di questo dibattito possono essere rintracciate le origini della modernità politica e della scuola repubblicana.Per disporre di una visione ad ampio raggio del dibattito circa i metodi e le finalità dell’educazione è necessario considerare il nuovo modo di concepire l’uomo e la sua educabilità. Le ricadute si manifestarono non solo a livello politico-sociale ma pure pedagogico- culturale, segnando anche in questo campo una decisa rottura con la tradizione religioso-caritativa dei secoli precedentiSe l’Illuminismo ebbe certamente un ruolo di primo piano nel promuovere la diffusione dell’istruzione popolare le posizioni dei singoli pensatori su opportunità e sul sulle finalità di fare a accedere i ceti popolari alle istruzioni furono piuttosto ambigue e talora incoerenti.L’istruzione popolare era considerata un valore da economisti quali Robert Turgot e Adam Smith che ritenevano la diffusione dell'istruzione elementare una valida garanzia per l’ordine sociale e soprattutto un un efficace mezzo per accrescere la qualità e la quantità della produzione del paese.
E nota, infatti, la fiducia degli illuministi del nella regione, considerata come lo strumento cognitivo per eccellenza, in grado non solo di guidare l’uomo nella scoperta della realtà, ma anche di scegliere coscientemente ciò che buono e conveniente. Per questo, l’intelletto andava esercitato, allenato alla criticità, in modo che l’individuo potesse partecipare attivamente all'opinione pubblica, unico antidoto al potere assolutistico. Nella società dell’epoca, tuttavia, rimaneva vivo il pregiudizio, condiviso da alcuni philosophes, che l’istruzione alimentasse anche nei ceti più umili velleità di ascesa sociale, con il conseguente abbandono di quelle professioni manuali che sostenevano l’economia dell’antico regime. Per questo motivo il potere politico era invitato a procedere con cautela nella diffusione dell’istruzione popolare, per evitare traumatiche rotture degli assetti sociali.
Denis Diderot si sosteneva che “un contadino che sa leggere scrivere può essere oppresso più difficilmente di un altro” e per questo invitava i legislatori a “fare in modo che la professione sia abbastanza tranquilla e stimata da non essere abbandonata”.

I MECCANISMI DELLA SOCIALIZZAZIONE (sociologia)

In passato spesso si sono contrapposte le influenze genetiche e quelle ambientali, interpretando la socializzazione ora prevalentemente come l'effetto delle interazioni sociali.
Alla base del processo di socializzazione vi è un intreccio inscindibile di entrambi aspetti, che non possono essere disgiunti o isolati se si  vuol comprendere come esso si attivi e in quale modo funzioni.
Meccanismi biologici: gli individui riescono ad apprendere tanto più facilmente quanto più sono intelligenti. Ma tra i meccanismi biologici vanno annoverate anche le predisposizioni innate ad apprendere, cioè condizioni genetiche che sono il presupposto perché l'individuo possa imparare a compiere determinate operazioni complesse.
I meccanismi biologici di socializzazione devono accompagnarsi all'interazione con altri individui per poter essere attivi.
Meccanismi culturali: questi meccanismi agiscono sempre e solo in maniera congiunta , sia tra di loro che con fattori innati.
Le ricompense e le punizioni vengono usate come strumenti di controllo sociale e rappresentano una modalità semplice  e diffusa di socializzazione, basata sull'osservazione che rinforzando un certo comportamento il bambino, tenderà a ripeterlo, mentre punendolo egli tenderà a tralasciarlo.
Il socializzante e il socializzato interagiscono reciprocamente, modificando quindi volta per volta e caso per caso le modalità della socializzazione.
L'imitazione è il meccanismo con cui il bambino tende a riprodurre certi comportamenti o certi atteggiamenti di persone per lui particolarmente significative, si tratta solitamente di persone con cui ha un forte legame affettivo.

LA SOCIALIZZAZIONE (sociologia)

Il mondo in cui ogni essere umano nasce è un mondo fatto di relazioni sociali già esistenti e già strutturate in un mondo certo.
Senza una forma di "conoscenza sociale" la vita in società non sarebbe possibile.
La società non è una realtà semplice e omogenea, ma un insieme variegato e complesso di norme, ruoli e aspettative sociali, di posizioni differenziate e il più delle volte strutturate in maniera gerarchica.
Per inserirsi in una società, ogni individuo deve apprendere le regole e ciò ha un risvolto anche dal lato della collettività.
I nuovi arrivati in una società devono imparare a conoscere la lingua che vi si parla, le abitudini comuni, le leggi dello Stato, i valori condivisi.
Esiste però un "nocciolo" comune di conoscenze, di regole, di norme, di abilità sociali di base e di abilità sociali specifiche che abbiamo ereditato e che assicurano una certa stabilità e prevedibilità della nostra vita.
Processo di socializzazione= si tratta di un processo molto simile a quello dell'educazione , ma che coinvolge ogni momento dell'esistenza di tutti i membri della società, anche se con modalità diverse nelle diverse fasi della vita.
In sociologia per "socializzazione" s'intende l'atto d'interesse delle relazioni con altre persone, ma il processo con cui si acquista padronanza dei modelli di comportamento e della geografia delle posizioni sociali di una data società.
Se la socializzazione è un processo tipico di tutte le società, i contenuti invece variano da cultura a cultura (insieme norme, linguaggio, abilità, conoscenze, atteggiamenti ecc..)

giovedì 2 aprile 2020

IL DISORDINE (sociologia)

Il mutamento sociale è una delle caratteristiche distintive della nostra società. Può essere definita in generale come l’alterazione nel corso del tempo dei modelli di ordine sociale.Nessuna società è assolutamente. In fattore di cambiamento del tutto naturale, è stato per esempio dalle variazioni demografiche. Un altro importante fattore di cambiamento è dato dai mutamenti culturali, I cambiamenti nelle conoscenze, delle idee di una certa cultura possono modificare la società in cui trovano espressione.E poi ci sono i mutamenti tecnologici la tecnologia nella nostra società è un tipico prodotto culturale ad esempio la diffusione dell’automobile è facile immaginare quanto sarebbero diverse le relazioni sociali e l’automobile non fosse mai stata inventata, lo stesso esempio si può fare con i cellulari.
Il disordine della società deriva dal conflitto.
L'esistenza i un ordine sociale comporta la possibilità che qualcuno si discosti da tale ordine ed entri in conflitto con esso.
In ogni società non c’è sistema unico ordinato e coerente di norme ma una pluralità di sistemi che spesso sono difficili da coordinare o che entrano addirittura in conflitto tra loro.
Il conflitto è un elemento ineliminabile di ogni società. nasce dall’incompatibilità degli obiettivi perseguiti dei vari soggetti sociali (individui o gruppi).
L’ordine sociale è un sistema complesso di codici, e ciascun codice è a sua volta un sistema di norme di comportamento. La devianza non è tanto legata al conflitto e quanto comportamenti conformi e comportamenti non conformi.

La criminalità e la forma socialmente più rilevante di devianza, essere qui incide con quel tipo di devianza che concerne le norme che la società ha codificato in leggi.
Il carcere e luogo in cui i piccoli delinquenti che hanno commesso i primi reati vengono a stretto contatto con il mondo della grande criminalità e ne apprendono le regole e i trucchi. Chi è stato in carcere alla fine della detenzione subisce uno stick ma sociale così forte da proporre grandi difficoltà nell’inserimento nella vita regolare. Il legame che c’è tra la cultura e la sua cultura in cui essa matura ossia tra criminale l’ambiente in cui si cresce hanno una correlazione.

LA PROPOSTA PEDAGOGICA DI JEAN-JACQUES ROUSSEAU (pedagogia)

Una generazione più avanti di quella di Locke troviamo colui che rielaborò nel modo più ricco e originale gli stimoli e le innovazioni della trattatista educativa del XVII e XVIII secolo: Jean-Jacques Rousseau.
Il primo libro (0-6 anni) Rousseau apre la sua riflessione con due considerazioni preliminari: afferma della bontà originaria dell'uomo, la seconda sottolinea l'importanza dell'educazione.Rousseau ritiene fondamentali le cure della madre.
Il secondo libro (6-11 anni):
Rappresenta la fanciullezza dell'Emilio che cresce all'aria aperta, che impara dalle esperienze dirette, in questa fase l'educazione altro non è che rispetto delle leggi di natura. L'apprendimento di Emilio è legato al mondo naturale.
Il terzo libro (12-15 anni):
Rousseau descrive l'età dell'utile, dove si passa dall'apprendimento sensoriale all'apprendimento intellettuale vero e proprio. Il precettore dovrà valorizzare la curiosità e l'interesse di Emilio, dovrà essere in grado di trovare in se stesso i mezzi per ampliare le conoscenze.Il quarto libro (15-18 anni):
Non è più sufficiente l'approccio indiretto per orientare Emilio. Le varie educazioni hanno l'obbiettivo di annullare o di contenere gli effetti dell'amor proprio, e stimola invece l'amore di sé, che conduce alla pietà.
Il quinto libro (19-25 anni):

Viene presentata la moglie di Emilio, Sofia. L'immagine di Sofia rispecchia la visione dell'epoca di una donna, graziosa, religiosa, dedita al marito e ai figli, gioiosa, intelligente ma non saccente.
La visione di Rousseau attribuisce superiorità all'uomo, nonostante affermi che i due si completino.
Rousseau ha concezione ottimistica dell'uomo, ed è stata la civiltà a renderlo corrotto.
Bisogna rispettare i tempi e la modalità di crescita fisica e psichica dell'infanzia e della giovinezza. Ogni individuo possiede capacità originali, di cui l'educatore deve favorire lo sviluppo. L'educazione non deve rimuovere gli ostacoli al naturale sviluppo del fanciullo.
L'Emilio fu un'opera altamente criticata tanto che fu messa al bando da parte del parlamento parigino, che costò il carcere all'autore, che fuggì.
Educazione indiretta o "negativa"= in quanto non è basata sull'impostazione di un modello o valorizza l'esperienza dell'allievo, chiamato a rielaborare in modo autonomo e soggettivo gli apprendimenti acquisiti con la pratica.

lunedì 30 marzo 2020

LA CLASSIFICAZIONE DEL MONDO (antropologia)

Ogni popolo ha una conoscenza più o meno complessa e ricca dell'ordine della natura.
Tutti hanno spiegazioni del perché certi animali siano diversi o strani dagli altri.
Gli antropologi che si sono dedicati allo studio di questo argomento nei contesti culturali più diversi definiscono la loro specializzazione con il termine "etnoscienza".
L'etnoscienza è lo studio di come le differenti culture organizzano le proprie conoscenze del mondo naturale. Certe classificazioni del mondo naturale possono a prima vista sembrare sconcertanti. 
I Waiwai, considerano il fegato di certi animali un "vegetale", in quanto la sua forma somigli a quelle delle foglie di certi alberi. Il divieto di consumo di carne da parte delle donne è per i Waiwai un tabù, per via di divieti più ampi come l'uso delle armi e la partecipazione alla caccia e alla guerra da parte degli individui di sesso femminile.
Due antropologi  Berlin e Kay, confrontarono le terminologie cromatiche presenti in ventisei lingue diverse.
Sulla base delle loro ricerche giunsero quindi a tre conclusioni:

a) Tutti gli esseri umani sono in grado di percepire tutte le gradazioni di colore, vengono solo espresse mediante termini diversi.
b) La terminologia cromatica di base si sviluppa secondo una linea precisa.
c) Il numero dei termini di base da una lingua per indicare i colori sarebbe in relazione con la complessità culturale e tecnologica della cultura in questione.

Dire che più una cultura è complessa più è ricca la sua scala cromatica significa stabilire una relazione tra due termini.
Berlin e Kay non presero in considerazione i fattori culturali che entrano a costituire la percezione del mondo fisico.
Il colore rosso, in un contesto politico, viene associato a una idea di protesta e di rivendicazione social, ma ecco che diventa segnale di pericolo quando lo troviamo sulle bandierine sventolate dagli addetti alla circolazione autostradale o quando si trova nei semafori e nei cartelli di "stop".

SCRITTURÀ, ORALITÀ E MEMORIA (antropologia)

Il modo di pensare dell'essere umano è stato fortemente influenzato dalla diffusione della scrittura.
Dove non c'è la scrittura possono esistere tecniche mnemoniche esterne alla parola, come i sassolini, bastoncini e cordicelle usati in alcuni regni in passato.
Dove la scrittura è assente, l'unico modo per ricordare lunghe sequenze argomentativi è pensare per "moduli mnemonici" che possono funzionare per un veloce recupero orale: proverbi, scenari, temi, ripetizioni ecc..
Il termine "omeostatico" indica un processo attraverso cui un sistema tende a mantenersi in equilibrio attraverso cui un sistema tende a mantenersi in equilibrio attraverso dei meccanismi di autoregolazione. Il termine è stato coniato per indicare processi biologici, ma oggi viene utilizzato per fenomeni studiati anche da altre discipline come la linguistica, la sociologia, l'antropologie e molte altre.
Nelle società prive di scrittura non si ha "conservazione dell'inutile".
In una società dove non esistono mezzi di conservazione della memoria inutile, le conoscenze del passato, quelle che non spiegano il presente o che non hanno importanza dal punto di vista pratico, sono rapidamente dimenticate.
L'antropologo Jack Goody ha sostenuto che la scrittura, quando comparve e si diffuse, rappresentò un "addomesticamento del pensiero".
Essa consenti di mettere nero su bianco e di riflettere sistematicamente su parole e frasi fissante in un testo.
La scrittura consente, di sviluppare un pensiero più ampio di quello legato all'oralità, perchè permette di entrare rapidamente in contatto con molteplici punti di vista, di confrontarli in maniera sistematica e di elaborare nuove proposizioni a partire da quelle esistenti.

mercoledì 25 marzo 2020

IL CICLO DELLA FAMIGLIA (psicologia)

La famiglia è il contesto più immediato all'interno del quale si modellano l'identità e lo sviluppo del bambino. Il processo di crescita dei bambini si compie attraverso il susseguirsi di varie tappe evolutive che, per la loro natura, espongono spesso la famiglia e i suoi componenti a momenti critici.
Tanto i momenti normativi quanto quelli paranormativi richiedono un particolare sforzo da parte della famiglia per mettere in atto nuovi modelli di funzionamento.
Si può parlare di un evoluzione del gruppo famigliare, per far fronte alle situazioni di disequilibrio.
Secondo un modello classico, le tappe principali del ciclo evolutivo famigliare sono le seguenti: la costruzione da parte di due persone di un identità di coppia, con la decisione di convivere.
Il quadro tradizionale non rappresenta più in modo adeguato la situazione attuale: oggi le donne partoriscono il primo figlio in età sempre più avanzata e sempre più frequentemente capita che debbano accudire i genitori anziani mentre crescono i figli.
Le differenti caratteristiche sociali ed economiche incidono sulla struttura della famiglia.

LA FAMIGLIA (psicologia)

La realtà con cui si riferisce il termine "famiglia" è talmente composita che bisogna parlare di famiglia al plurale: esistono infatti diverse forme di organizzazione e strutturazione dei gruppi famigliari.
Le ricerche più recenti hanno rimarcato ulteriormente la variabilità della famiglia, sottolinenando come, all'interno di uno stesso contesto geografico e culturale, possono coesistere diverse forme di convivenza famigliare.
La variabilità e la disomogeneità non sono riferibili solo al contesto geografico e culturale: in una stessa società troviamo tipologie diverse di famiglia.

-Famiglia patriarcale: in passato era la famiglia più diffusa, essa era composta da più nuclei che convivevano sotto lo stesso tetto dando vita a una grande struttura allargata, con -persone appartenenti a varie fasce d'età. Organizzazione forma piramidale.
-Famiglia ricostruita o ricomposta: sono formate da due adulti, con figli nati dalle unioni precedenti e/o dalla nuova coppia. I genitori acquisiti non sostituiscono quelli biologici , ma spesso vi si aggiungono, cercando di dare una mano.
-Famiglia mista e di migranti: sono composte da genitori di etnia o religione diverse e si stanno diffondendo molto nel nostro paese. Sono la dimostrazione di come si possano vivere e integrare le diversità in modi positivi e non conflittuali.

Sono presenti infine nella società anche famiglie alternative, come la convivenza di coppie omosessuali o alcuni tipi di  convivenze comunitarie in cui i legami e il sostegno reciproco equiparabili alle famiglie tradizionali.
Alcuni studiosi fanno coincidere la famiglia naturale con quella tradizionale mononucleare, quindi considerando altre tipologie come potenzialmente patogene.
Altri ritengono che allargando il concetto di famiglia a forme troppo alternative si rischi di generalizzare troppo il concetto, senza definire con precisione l'oggetto di studio: tutto allora potrebbe essere considerato "famiglia", creando una certa confusione concettuale.
Altri studiosi ancora tendono a interpretare la famiglia attribuendole un preciso significato: il termine si riferirebbe a un determinato modello, quello della famiglia nucleare della società capitalistica, che viene criticato perché basato sull'ineguaglianza dei due sessi.

LOCKE E LA SOCIETÀ INGLESE (pedagogia)

John Locke è stato un filosofo e medico inglese, considerato il padre del liberalismo classico dell'empirismo moderno e uno dei più influenti anticipatori dell'illuminismo e del criticismo.
Negò l'esistenza di idee innate, affermando invece che vi sono solo quelle originate dall'originate dell'esperienza sensibile.
Locke condusse una serrata analisi del mondo in cui le idee, nate dai sensi, si associano tra loro dando vita alla conoscenza.
Celebre è l'analogia tra una stanza oscural'intelletto inesperto: le sensazioni esterne o interne sono i soli passaggi che io riesca a trovare del Sapere verso l'intelletto.
Sotto il profilo pedagogico, l'empirismo lochiamo aveva importanti conseguenze.
Se non esistono idee innate, i bambini nascono privi di qualunque conoscenza. Locke recuperò la "pedagogia dell'abitudine" perché è importante avviare presto i bambini alle giuste esperienze, per far si che le facciano proprie.
Il bene morale diviene l'utile, ciò che è giusto per il singolo e necessario per la collettività.
Liberale in politica sostenne la libertà di pensiero e il valore primario della conoscenza dell'individuo.
Locke pubblicò una raccolta di "pensieri sull'educazione", un opera tradotta e diffusa poi in Europa e America che per circa un secolo rappresentò un ineludibile punto di riferimento
Egli auspicava l'ampliamento dell'insegnamento della lingua nazionale e del francese, poi sollecito la buona conoscenza  della geografia e delle discipline matematiche e fisiche, si dichiarava favore ad una salda formazione etica.
Sulla base della sua visione filosofica, insisteva sull'importanza della formazione di salde abitudini sin dai primi anni di vita e dedicava ampio spazio alla costruzione delle idee complesse e del linguaggio, anch'esso appreso per esperienza sin dalla nascita.

martedì 24 marzo 2020

NUOVE PRATICHE EDUCATIVE (pedagogia)

Nel corso del settecento ci fu un intenso dibattito sui metodi e sui fini dell'educazione e dell'istruzione.
Tale dibattito determinò il ripensamento di molte delle pratiche sino ad allora impiegate nell'allevamento e nell'educazione dei propri figli e una revisione dell'organizzazione e della gestione delle scuole da parte delle monarchie assolutistiche.
Uno dei fattori che portarono al ripensamento dei compiti e delle finalità dell'educazione fu l'affermarsi di una diversa concezione delle facoltà cognitive dell'uomo, che ebbe tra i suoi ispiratori John Locke.
La migliore conoscenza dei processi mentali dell'essere umano portò a individuare l'origine della conoscenza nell'esperienza e nelle capacità sensoriali e intellettive dell'individuo.
Da qui nasce la corrente nota come empirismo, secondo la quale l'uomo, per crescere e svilupparsi ha bisogno di poter conoscere il mondo per mezzo dell'esperienza.
Mentre la medicina infantile, si concentrava sullo studio delle caratteristiche degli infanti, la psicologia, intesa come branca della filosofia destinata a occuparsi della psiche, ovvero in quanto essere dotato unicamente dei sensi per conoscere il mondo e privo di qualunque idea innata.
L'infanzia cominciò a essere pensata come la fase della vita da destinare all'apprendimento, data la grande facilità di assimilare nuovi stimoli con tutti i bambini posseggono nei primi anni della loro vita.
La tutela dei bambini costituiva la migliore garanzia per la loro sopravvivenza oltre che che il fondamento di ogni educazione.
Per educazione intellettuale si intendevano all'epoca i contenuti specifici dell'istruzione.
I professori normalmente si limitavano ad adottare il modello didattico tradizionale e le scuole fornivano spesso una preparazione poco utile sul piano pratico agli studenti.
Superando fortissime resistenze inoltre, si cominciò a utilizzare la lingua volgare nella prima alfabetizzazione, tanto che molti insegnanti continuarono impiegare il latino per avviare i bambini alla scrittura ancora ai primi dell'ottocento.

LO STATUS DELL'INDIVIDUO (sociologia)

Le posizioni chiamate in sociologia status sociale, sono determinate da fattori quali denaro, potere, prestigio e cultura, e inserite in un sistema di stratificazione della società nel suo complesso.
A ciascuno status sono connessi dei comportamenti, degli atteggiamenti, l'uso di certi oggetti che sono tipi di quella posizione sociale e che la contraddistinguono rispetto alle altre.
È uguale segnalare il nostro Status sociale attraverso il modo di vestirci e di parlare, il gusto che coltiviamo, gli oggetti di cui ci circondiamo. Questo segnala la nostra posizione sociale. I simboli dello status sociale delle persone sono detti utilizzando la terminologia inglese status symbol. Quando si parla di status symbol il pensiero va immediatamente a oggetti e simboli che simboleggiano una posizione di prestigio per chi li usa.
Lo status non è solo quello delle persone privilegiate, ma ciascuno di noi ha il proprio status, perché ciascuno di noi occupa necessariamente, ai propri occhi e a quelli altrui, una certa posizione all'interno della stratificazione sociale.Tutti noi quando interagiamo con qualcuno cerchiamo come prima cosa, anche senza accorgercene, di attribuirli un certo status cioè tentiamo di capire a quale stato sociale appartenga, non lo facciamo per giudicare gli altri, ma per cercare di capire che cosa ci possiamo attendere da loro e che cosa loro si aspettano da noi. Strettamente connesse sono per esempio l’appartenenza a una classe sociale e la speranza di vita di una persona.
Oggi la diversità fra le speranze di vita non è più cosi radicale, tuttavia esistono ancora delle differenze significative, legate ai diversi stili di vita e alle diverse abitudini che contraddistinguono i membri delle varie classi sociali.

LA STRATIFICAZIONE E LA MOBILITÀ (sociologia)

La principale conseguenza della disuguaglianza sociale consiste in quella che in sociologia viene detta stratificazione sociale.
La stratificazione sociale è quel carattere della società per cui essa si compone di una pluralità di stati, identificati dal fatto di avere possibilità uguali di accedere ai vari tipi di risorse disponibili. Questi strati sono composti da persone che non si conoscono ma che hanno molto in comune.
Nel complesso, l'idea di stratificazione sottolinea due aspetti della società:

-La stratificazione sociale come una collettività disposta secondo una scala gerarchica ci sono condizioni migliori e condizioni peggiori e la possibilità di accedere alle prime alle seconde è influenzata dalla sua estrazione sociale cioè l’ambito sociale a cui appartiene.
-La gerarchia sociale non è una gerarchia di individui, ma di gruppi relativamente omogenei al loro interno.

La società occidentale, per esempio, si caratterizza per un crescente dinamismo della struttura sociale, tale per cui i diversi strati e i diversi gruppi divengono sempre più mobili e multiformi. Per analogia con gli spostamenti fisici delle persone mediante mezzi di trasporto, si dice quindi che nella nostra società è aumentata la mobilità degli individui attraverso gli strati socialiSi parla di mobilità sociale per indicare il livello di flessibilità della stratificazione di una certa società.
Nelle società più antiche così come quelle odierne del terzo mondo, le posizioni all’interno della stratificazione e quindi anche le disuguaglianze sociali sono attribuite in gran parte per nascita. Questo è tipico del sistema indiano in cui si apparteneva a una certa casta in virtù di quella di appartenenza dei genitori perciò il passaggio da una classe all’altra era impossibile. Nelle società in cui la stratificazione si basa sul principio dell'appartenenza per nascita si ha un grado molto basso di modalità sociale.
La gerarchia delle posizioni non è stabilità per nascita, ma viene squisita nel corso dell'esistenza in virtù di una serie di fattori legati alla vita individuale.
Uno dei principali indicatori della propria posizione sociale è divenuto, nella nostra società, il denaro.
La mobilità sociale può assumere varie forme, a seconda dei casi.
Essa è anzitutto un fenomeno che può avere carattere collettivo o carattere individuale.

Mobilità intergenerazionale: la mobilità di un individuo è misurata rispetto la sua famiglia di origine.
- Mobilità intragenerazionale: coincide con la traiettoria seguita da un individuo nel corso della sua vita.

lunedì 23 marzo 2020

VERIFICA FINE CAPITOLO: POTERE E DISUGUAGLIANZA (sociologia)


1e2) FISSA I CONCETTI E APPRENDI IL LESSICO

  1. La "misura" del potere secondo Weber è l'obbedienza.
  2. Una posizione sociale è gerarchicamente superiore a un'altra quando chi la occupa ha autorità sui sottoposti: in relazione alla sua forza.
  3. Le disuguaglianze nella distribuzione del potere: sono una costante dei rapporti umani.
  4. È disuguaglianza sociale quando gli individui di una società non hanno uguale accesso ai ruoli chiave del potere.
  5. Le naturali differenze tra gli individui: possono essere originate da disuguaglianze sociali o da differenze etniche, di genere e di età.
  • AUTORITA' è il potere che viene esercitato
  • RISORSE SOCIALI possono essere denaro, potere, istruzione
  • DISCRIMINAZIONE INFORMALE esiste nella società ed è tollerata


3) STABILISCI I COLLEGAMENTI

FIGURA DI POTERE
SUBORDINATA
TIPO DI POTERE
Rapinatore
Vittima 
Informale
Arbitro
Calciatore
Autorità
Caporeparto
Operaio
Autorità
Calciatore
Tifoso
Informale
Guida turistica
Turista
Autorità
Innamorato
Persona amata
Informale
Padroni di casa
Domestica
Autorità
Primo ministro
Opinione pubblica
Autorità
Rock star
Fan
Informale
Direttore d'orchestra
Musicista
Autorità

4) COSTRUISCI L'ARGOMENTAZIONE
  1. Uomo e donna hanno differenze biologiche e questo costituisce un fattore fondamentale nella distribuzione di prerogative sociali e ruoli.
  2.  I ruoli sociali di uomini e donne non sono tuttavia riconducibili a un ordinamento naturale della società, bensì sono il risultato di specifiche forme culturali sviluppatesi nel corso della storia.
  3. Uomini e donne hanno infatti assunto posizioni e funzioni sociali differenti, talvolta opposte o difficilmente associabili alle loro caratteristiche anatomiche.
  4. Per scongiurare un indebito slittamento dal piano naturale al piano sociale, si è ritenuto opportuno distinguere le categorie di sesso e genere.
  5. Il termine "sesso" indica una caratteristica fisica                                  Il termine "genere"  indica un dato sociale